Dinko Glibo, slikar, trenutno u Italiji. Prvu samostalnu izlozbu imao u prostoru Bosna folklora u Starom gradu. Dobio stipendiju i otisao studirati mislim u Bolognu u jesen 1991.god. Svaka cast
Dinko Glibo. L'arte è un ponte | di Alessandro Ramberti
Nato il 23 febbraio 1971 a Mostar (Hercegovina), Dinko Glibo è in Italia dal 1992. Attualmente, dopo aver sostato in varie città, vive e lavora a Forlì. E’ iscritto al III anno dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove frequenta il corso di pittura del prof. Pozzati. Ha già esposto in numerose collettive e personali (l’ultima alla Sala Silentium di Bologna), ottenendo successo di critica e di pubblico. E’ anche autore delle illustrazioni di Stari Most. Il ponte vecchio di Mostar (Campanotto Editore, 1998), raccolta del poeta forlivese Davide Argnani, sul tema del conflitto e della difficile situazione della Bosnia-Erzegovina.
Parlaci un po’ della tua arte, di ciò che ti spinge a dipingere, dei tuoi lavori…
L’arte è per me, in primo luogo, un potente mezzo espressivo, uno strumento per esprimere quello che sono e che sento. Uno dei simboli più presenti nelle mie opere sono i ponti. A partire dal Ponte di Mostar, simbolo di uno scempio senza ragioni, metafora di unione tra vita e morte, tra pace e guerra, tra popoli divisi. Quando dipingo ponti mi sento come un costruttore di passaggi, una persona che desidera unificare e farsi luogo di relazioni. Dipingo ponti come fossero ritratti, cerco in essi punti di confronto e di incontro. Il ponte di Mostar ha fatto incontrare i popoli di Oriente ed Occidente. Dovrebbe essere ricostruito…
Io stesso, dipingendo, mi sento “ponte”, anello di giunzione e di collegamenti: tra me stesso e l’opera, tra me stesso e l’altro-da-me.
La tua arte ha in qualche modo rapporti con il Computer e le nuove tecnologie?
Io non so usare il Computer, ma mi rendo conto che potrebbe essere uno strumento in più, che potrebbe contribuire ad un rapporto alternativo tra l’artista, l’opera d’arte e la sua fruizione.
Ritieni che l'arte possa avere una valenza “sociale”, avere un ruolo – ad esempio – nel sostegno alla pace, contribuire a cambiare le cose?
L’arte è sempre legata al momento che viviamo e all’artista nel suo percorso di vita. Non si può vivere fuori dal contesto, è quasi inevitabile partecipare, prendere posizione. Ci sono tuttavia momenti diversi: non tutto il mio Opus è legato a temi sociali.
Le cose bisogna in primo luogo sentirle: il ponte di Mostar è stato distrutto, ed è per questo che disegno ponti. Miei soggetti sono il Mediterraneo e le sue culture, viste dalla parte della sofferenza, ma affronto anche temi più concettuali, come la pittura di melograni o tavoli…
Quali tecniche pittoriche ti coinvolgono maggiormente?
Preferisco la matita, anche per disegni grandi, ma utilizzo anche altre tecniche, come la pittura ad olio. Mi piace molto lavorare su materiali grezzi: tele di juta, di cotone naturale, di sacco…
Prediligo i colori tenui.
Cosa stai facendo attualmente? Raccontaci qualcosa del tuo percorso, umano ed artistico…
Nel 1991 avevo provato ad entrare all’Accademia di Belle arti di Sarajevo, ma non vi sono stato ammesso, accettavano solo pochissimi ragazzi; poi mi sono iscritto anche alla facoltà di Ingegneria, e naturalmente ho resistito poco… Ora frequento l’Accademia di Bologna e mi trovo bene; con il maestro Concetto Pozzati sto approfondendo l’arte concettuale. Trovo importante apprendere diverse tecniche e differenti modalità espressive, anche se in fondo ciò che realmente conta è trovare la propria maniera, giungere ad esprimere se stessi attraverso la propria arte.
Programmi per il futuro?
Sono aperto ad ogni esperienza creativa. Il mio prossimo progetto è l’illustrazione di un libro di favole per bambini.
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“Mi avevano chiesto perché proprio i ponti. E’ da cinque anni che non faccio altro che dipingere ponti. Talvolta vorrei essere un ponte in modo da poter “legare” i monti con le mie mani, unire case, culture e persone… E dopo tutto questo non mi sento più come un pittore ma mi sento muratore che prova a ricostruire idealmente ciò che ha distrutto”
(Dinko Glibo)
1992: personale Preporod, Mostar
1993: collettiva Magazzino By Sinapsi, Galleria Ex Pescheria, Cesena.
1994: personale, galleria ex Chiesina dell’ospedale, Meldola.
1994: collettiva, Galleria Molinella, Faenza.
1995: collettiva, Art Forum, Forlì.
1995: personale, Palazzo Alberini, Forlì.
1997: personale, Galleria Il campo delle fragole, Bologna.
1997: collettiva Sala Silentium, Bologna.
1998: personale, Sala XC Pacifici, Forlì.
2000: collettiva, premio Carmen Silvestroni, Forlì.
2002: Corsie, rassegna d’arte in 4 tempi, Galleria 64, Varicella, BO.
2002: personale, galleria ex Chiesina dell’ospedale, Meldola.
2003: personale Art Studio EM, Ravenna.
2003: Premio “Amici della GAM”, Accademia Belle Arti, Bologna.
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